giovedì 27 settembre 2012

Il flop del Fondo Jessica e Jeremie

Che fine hanno fatto 208 milioni di euro che la Bei e la Regione siciliana avevano messo a disposizione delle imprese per investimenti sulle innovazioni? Chi li tiene in banca e perché? E quanto ci hanno guadagnato coloro che dispongono delle risorse dal 2009 ad oggi?

Queste domande finora non hanno avuto risposte.
L’unica certezza è che sono nelle mani delle banche – gli intermediari finanziari. Il meccanismo di erogazione del finanziamento si è inceppato, presenta criticità gravi. Che significa? Le regole sono state fatte male. Si sarebbe dovuto prevedere per tempo che non funzionavano? Sicuramente sì, ma la preoccupazione del flop non l’hanno avuta.
Con grande scorno per le imprese siciliane, che avrebbero dovuto avere accesso ad un robusto prestito, fino a 400 mila euro con un tasso agevolato. Il 40 per cento delle risorse, conferite attraversi i fondi europei, non sarebbero state gravate di alcun interesse.
Tutto si trova nelle mani degli intermediari finanziari, cui compete di istruire le pratiche e decidere se concedere o meno il prestito. La valutazioni sono le banche a farle, seguendo i consueti canali e le consuete norme. Ricordate il caso Unicredit? Dall’oggi al domani, attraverso automatismi gestionali preconfezionati, è stato deciso che le Regioni in ritardo sul rientro del debito sanitario sono stati messi dietro la lavagna. Rating negativo, in punizione. Con la conseguenza che a pagare sono le imprese siciliane, quelle meno robuste, non possono scontare le fatture della Regione siciliana.
Non cambia niente, insomma. Il coltello dalla parte del manico ce l’hanno loro. Ed è questa la ragione per la quale le criticità avvistate per spiegare il flop, sono macigni irremovibili.
La storia, a questo punto. Le iniziative Jessica (e Jeremie) in Sicilia sono state formalmente avviate il 19 novembre 2009, con la sottoscrizione di due accordi di finanziamento tra la Bei (o Fei, che agisce per la Bei) e la Regione siciliana, avente per oggetto la creazione del Fondo di partecipazione, affidato alla gestione ed amministrazione della Bei, operante attraverso intermediari finanziari. Il Fondo JEREMIE è dedicato al sostegno finanziario, con vari strumenti, delle piccole e medie imprese (PMI) dell’Isola e al microcredito, per un ammontare complessivo di 60 milioni di euro. Una bella somma, dunque: 148 più 60 fanno 208 milioni di euro.
Alla costituzione dei due Fondi la Regione ha contribuito con parte delle risorse finanziarie afferenti a quattro Assi prioritari (Ferse e Por-fers), per un totale di circa 148 milioni di euro.
In una nota riepilogativa dell’attività Bei per il Fondo, si apprende che esso agisce attraverso Accordi operativi, denominati Fondo di rigenerazione Urbana Sicilia e Fondo Jessica Sicilia. Ebbene, la nota ufficiale lamenta che “nonostante l’analisi di 104 progetti svolta dal FSU Multisettoriale (Fondo di rigenerazione Urbana Sicilia) abbia evidenziato alcuni progetti interessanti e validi per uno sviluppo futuro, purtroppo nessuno di questi ha dimostrato di avere caratteristiche di ammissibilità immediata all’iniziativa Jessica”.
Soltanto quattro progetti, precisa la nota, sono supportati da un progetto esecutivo, “mentre la maggior parte ha un livello dim progettazione comunque ritenuto non coerente con i vincoli temporali di Jessica posti nella programmazione 2007-2012”.
Altra criticità? La “bancabilità”. I progetti “sono improntati alla logica dei contributi a fondo perduto, non presentando elementi operativi e finanziari che supportino la restituzione dei capitali in essi investiti”. Che significa? Mancano le garanzie consuete, né più né meno.
Sul FSU energia c’è qualche spiraglio. Su 70 iniziative sono stati individuati 18 progetti di potenziale interesse”. Oh, però. Certo, c’è un però. “Il FSU energia ritiene che gli stessi progetti sarebbero meglio sviluppati in forma di partenariato pubblico-privato, onde garantire la robustezza economico-fimanziaria richiesta dall’iniziativa Jessica”. Dove li trova la parte pubblica i soldi per co-finanziare?
La presa per i fondelli è di drammatica evidenza. Risultato: i soldi restano in banca e non c’è verso di smuoverli. Non è che siano inutilizzati, sono virtualmente spendibili. Nel senso che potrebbero regalare grosse soddisfazioni al managment degli intermediari finanziari, o più in alto, grazie a operazioni ben più remunerative del Jessica.
La questione fu affrontata dall’assessorato all’Economia della Regone siciliana, che aveva provveduto alla costituzione del Fondo Jessica e delll’altro Fondo, Jeremie, che presentava le stesse criticità del Fondo Jessica. “Non è chiaramente indicato il tasso di interesse praticato sulla quota del prestito e l’intermediario finanziario non ha pienamente ottemperato agli obblighi in materia di pubblicità del prodotto…”, lamentava l’assessorato in maggio del corrente anno. Ed otteneva una risposta sufficientemente chiara della European Investiment Found (la Bei), nella quale tra l’altro si legge che l’intermediario finanziario, la Bnl, è stato “esortato a rendere più trasparente il range di tasso orientativo applicato alle PMI” ed a tenere conto “della porzione di co-finanziamento Jeremie a tasso zero”.
Una vergogna le imprese con l'acqua alla gola e le banche anzichè aiutare le imprese, le danno il colpo di grazia non concedendo le agevolazioni.
Con le aziende in crisi di perdono posti lavoro e si bloccano i consumi...!!!
A breve creerò un iniziativa a tutela delle imprese e dei cittadini contro le vessazioni delle società di recupero credito.
Per assistenza creditizia:
Dott. Fausto Ridolfo
Via Pirandello,1
98061 Brolo (Me)

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